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Un esercito silenzioso di uomini piegati nei campi a lavorare, senza pause.
Raccolta manuale di ortaggi, semina e piantumazione per 12 ore al giorno filate sotto il sole; chiamano padrone il datore di lavoro, subiscono vessazioni e violenze di ogni tipo. Quattro euro l’ora nel migliore dei casi, con pagamenti che ritardano mesi, e a volte mai erogati, violenze e percosse, incidenti sul lavoro mai denunciati e “allontanamenti” facili per chi tenta di reagire.
The Harvest vuole raccontare tutto questo.
The Harvest è un documentario sulla vita delle comunità Sikh stanziate stabilmente nella zona dell'Agro Pontino e il loro rapporto con il mondo del lavoro. I membri di queste comunità vengono principalmente impiegati come braccianti nell’agricoltura della zona. Gli episodi di sfruttamento (caporalato, cottimo, basso salario, violenza fisica e verbale) sono stati rilevati in numerosi casi, quasi sempre da associazioni che operano sul territorio locale. A fianco di questi fenomeni è inoltre cresciuto in maniera esponenziale l’uso di sostanze dopanti per sostenere i faticosi ritmi del lavoro nei campi. Sostanze che, nello specifico, si compongono di meta-anfetamine, oppiacei e antispastici.
La questione dello sfruttamento del lavoro agricolo e in particolare della manodopera migrante diventa centrale ogni qualvolta si avvicina la stagione estiva, ricevendo attenzione dai media e portando alla ribalta questioni cruciali come quella del caporalato. Ciò nonostante, questa attenzione è ciclica e il fenomeno passa in secondo piano con l’arrivo dell’autunno.
The Harvest si propone di affrontare la questione attraverso una lente innovativa che coniuga lo stile del documentario con quello del musical, utilizzato come espediente narrativo per raccontare la complessità del lavoro nei campi e l’utilizzo di sostanze dopanti. Attraverso una ricerca musicale e cinematografica il film vuole far emergere una condizione che sarebbe altrimenti difficile da portare all’attenzione del pubblico senza essere retorici o didascalici.
Trovare una forma artistica innovativa per narrare una realtà brutale, ma che tende a nascondersi nelle pieghe della quotidianità, è il nodo stilistico che il documentario affronta.
Il film verrà costruito intrecciando tre stili narrativi diversi:
- interviste semistrutturate che fungeranno da focus sui vari argomenti trattati;
- fiction per ricostruire, tutelando i veri protagonisti, le dinamiche di vita quotidiana e di sfruttamento sul luogo di lavoro;
- una sezione musicale, attraverso la quale verranno affrontati alcuni nodi della sceneggiatura, in particolare gli aspetti legati all'utilizzo di sostanze dopanti da parte dei lavoratori.
La struttura narrativa del film si svilupperà lungo il filo narrativo di una giornata vissuta da tre personaggi: un uomo e una donna della comunità Sikh della zona e un giornalista, arrivato sul luogo per fare un'inchiesta sui lavoratori Sikh della zona. La figura del giornalista rappresenta quindi un escamotage narrativo per inserire nel film le interviste tipiche dei modelli di reportage.
Per quanto concerne invece il terzo stile di regia (musicale), la scelta è stata fatta al fine di raccontare, in modo sperimentale, cinematografico e immaginifico, la questione del doping nel mondo del bracciantato, cercando quindi di individuare una modalità che potesse evadere da un’eccessiva narrazione retorica del problema. Questa sezione sarà costruita attraverso un team coordinato di musicisti e soundesigner (4 elementi), una band (Slick Steve and the Gangsters), un coreografo (Mario Coccetti) e un gruppo di danzatori bhangra (Bhangra Vibes). Il genere musicale bhangra, originario del Punjab, è stato identificato come il più adatto, sia per sonorità che per le tematiche trattate nei testi.
Questa storia, fatta di sofferenza, inganni, usurpazioni, musica, uomini e donne che reagiscono ogni giorno a uno sfruttamento che li opprime, deve essere raccontata. Ma per riuscirci abbiamo bisogno del tuo contributo: questo è un film indipendente e coraggioso che si finanzia grazie al diretto coinvolgimento di tutti coloro che vogliono che sia realizzato.
Inoltre, attraverso il documentario supporti una realtà produttiva indipendente che si pone la questione della partecipazione e del coinvolgimento attivo del pubblico anche nella fase antecedente alla presentazione del lavoro ultimato nelle sale e ai festival. In questo caso il coproduttore ha un ruolo cruciale nell’intero processo creativo, rendendo possibile un nuovo modo di fare cinema indipendente, permettendo di mettere in primo piano dei temi attuali, che spesso faticano a ricevere l’attenzione che meritano perché restano ai margini del discorso pubblico.
The Harvest vuole essere un esempio di rinnovamento sia a livello stilistico, sia a livello di sostegno agli autori emergenti e alle produzioni indipendenti, favorendo una concezione della cultura come bene comune.
Per questo scegliamo di costruire il film attraverso la coproduzione popolare e di rilasciarlo successivamente con licenza Creative Commons.
Il costo totale di The Harvest è di 60.000 euro, sul sito www.theharvest.it potrete trovare il budget dettagliato.
Con i 30.000 euro che raccoglieremo grazie a voi su Produzioni dal Basso sosterremo le seguenti voci di spesa:
1- Produzione(direttore della fotografia, secondo operatore, presa audio diretta, aiuto regia, attrezzista set, runner, direttore del comparto audio, fotografo backstage, attori e comparse, interprete, mediatore culturale, coreografo, team danzatori, band)
2- Spese vive del set (trasporti, vitto e alloggio, materiali set e attrezzature, logistica, autorizzazioni)
SMK Videofactory è una casa di produzione indipendente nata nel 2009 a Bologna da un gruppo di mediattivisti. In questi anni ha prodotto principalmente documentari a sfondo sociale e lavori di inchiesta e denuncia.
Crede fermamente nei nuovi modelli di Produzione dal Basso e nel fatto che un modo diverso di fare audiovisivo sia possibile. Il primo progetto di crowdfunding risale al 2011 con il film "Tomorrow's Land". Da lì ha prodotto una sequenza ininterrotta di documentari con campagne di coproduzione popolare: "Kosovo vs Kosovo" (2012), "Una follia effimera" (2012), "Green Lies" (2014), "Vite al Centro" (2014), "Quale Petrolio?" (2016).
Sulla scia dell'esperienza di autodistribuzione popolare di Tomorrow's Land, fonda nel 2013 Distribuzioni dal Basso, il portale che sostiene la circolazione di opere audiovisive di registi emergenti e di case di produzione indipendenti in tutta Italia.
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